Il metodo della sismica a rifrazione è una delle indagini geofisiche più utilizzate dall’ingegneria civile per la conoscenza del sottosuolo. Esso è basato sul tempo necessario perché la perturbazione elastica, indotta nel sottosuolo da una determinata sorgente di energia, giunga agli apparecchi di ricezione (geofoni) percorrendo lo strato superficiale con onde dirette e gli strati più profondi con onde rifratte. L’apparecchiatura necessaria per le prospezioni sismiche è costituita da una serie di geofoni (generalmente 12 o 24) che vengono spaziati regolarmente lungo un determinato allineamento e da un sismografo che registra l’istante di partenza della perturbazione ed i tempi di arrivo delle onde a ciascun geofono. La registrazione, sia del momento dell’esplosione che del segnale amplificato da ciascun geofono, avviene simultaneamente su di un unico diagramma (sismogramma). La sorgente di energia può essere costituita da cariche esplosive, cannoncino sismico, mazza battente, etc.
Campi di applicazione:
- Classificazione del terreno di fondazione in base alle nuove norme antisismiche (Vs30 – OPCM 3274)
- Studi di carattere geotecnico (individuazione delle proprietà elastiche dei mezzi, rilevati stradali, ponti, gallerie, dighe e tracciati ferroviari);
- Studi geomorfologici (individuazione e controllo della stabilità dei versanti);
- Valutazione dello spessore dei corpi di frana;
- Modellazione bidimensionale e tridimensionale del sottosuolo;
- Studi per la pianificazione del territorio (microzonazione sismica)
- Determinazione del substrato in zone di riempimento alluvionale, detritico o di riporto
- Definizione delle coperture di alterazione e delle zone fratturate in un bedrock;
- Studi di rippabilità, etc.
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